10-12-07, 01:50 PM
Se un Genio come Leonardo da Vinci, attraverso sperimentazioni e prove, afferma che ? impossibile accelerare in acqua, tutti gli ingegneri navali che gli sono succeduti nei secoli non tentano neppure di contraddirlo: ? evidente che all? aumento della potenza consegue l?aumento di massa da muovere (il propulsore pi? potente, umano o meccanico, peser? sempre di pi?) e se ne pu? ragionevolmente concludere che il problema ? del tipo ?cane che si morde la coda?, ovvero ?matematicamente e fisicamente irrisolvibile?.
Rick Hallet costruiva motoscafi da diporto per lo sci nautico ed era perfettamente a conoscenza di questi ?assunti?. Tuttavia, come uomo curioso, non disdegnava di buttare un occhio nel cortile del vicino e venne, cos?, a conoscenza di alcuni fatti che lo riguardavano direttamente od indirettamente: sapeva, ad esempio, che gli scafi applicati agli idrovolanti sopportavano ben altre velocit? che non fossero quelle di un motoscafo per famiglia e che, per di pi? il ?tre punti? da competizione (motoscafi da gara) era ben pi? veloce dei suoi. Come curioso scopr? anche che alcuni ragazzotti, pasticciando con i motori, erano riusciti ad ottenere da motori automobilistici potenze specifiche (cavallo per pollice cubo) molto appetibili.
Mettendo insieme tutti questi dati di fatto concluse che ?accelerare? in acqua, forse, non era cos? impossibile. Costru? un motoscafo il cui fondo era fatto a tunnel, mont? un 8V dotato di compressore volumetrico ed un asse di trasmissione piegato in due, fatto a V: la potenza c?era, il tunnel avrebbe ridotto la superficie bagnata (sottoposta a resistenza ottocento volte superiore a quella dell?aria) e, perfino, sfruttato ed aumentato la portanza aereodinamica, mentre la V-drive (asse di trasmissione) contribuiva a rendere maneggiabile (sei-sette metri) lo scafo.
Tutti gli elementi impiegati da Hallet (primi anni sessanta) esistevano gi?: semplicemente nessun ingegnere navale aveva pensato di poter mettere insieme quelle tre cose. I primi tentativi avvennero nel 1965-1966 e, dopo quattrocento metri di rincorsa, con partenza (quasi) de fermo, il motoscafo arriv? a far cronometrare la bella velocit? di oltre duecento chilometri all?ora. Oggi si superano agevolmente i 350 km/h.
Credo pochissime persone al mondo conoscano Rick Hallet, ma non c?? dubbio che ? impossibile non definirlo ?hot rodder?, pur se non ha mai (forse) costruito una Ford A 1932 roadster (od una T 1925)?
Con quest?ultima affermazione cercher? di spiegare ?come la penso io? a proposito di hot rods, hot rodders e hot rodding.
Seguendo, passo passo, la storia dal 10 Ottobre 1901 ? semplicemente impossibile non notare continui e stupefacenti progressi; sulla base dei quali si scopre che laddove ed ogniqualvolta la progettazione ingegneristica ha fallito i risultati ?pratici? sono stati ottenuti da una sorta di ?artigianato sperimentale?; il quale ultimo ?sembra? esercizio ludico (Lego e/o Meccano dei bei tempi andati) praticato per divertimento (ed ? vero) da giovani amanti della velocit? ma ?, in sostanza, ?professionismo sperimentale?.
Esclusivamente inventato dagli hot rodders.
Non si dovrebbe, quindi, escludere un?auto od un modello dalla possibilit? di essere definito ?hot rod? anche se si deve ammettere che la filosofia appena (faticosamente e malamente ) spiegata ?non sempre ? messa in pratica?, soprattutto dalle ultime due generazioni di hot rodders.
funnycar
Rick Hallet costruiva motoscafi da diporto per lo sci nautico ed era perfettamente a conoscenza di questi ?assunti?. Tuttavia, come uomo curioso, non disdegnava di buttare un occhio nel cortile del vicino e venne, cos?, a conoscenza di alcuni fatti che lo riguardavano direttamente od indirettamente: sapeva, ad esempio, che gli scafi applicati agli idrovolanti sopportavano ben altre velocit? che non fossero quelle di un motoscafo per famiglia e che, per di pi? il ?tre punti? da competizione (motoscafi da gara) era ben pi? veloce dei suoi. Come curioso scopr? anche che alcuni ragazzotti, pasticciando con i motori, erano riusciti ad ottenere da motori automobilistici potenze specifiche (cavallo per pollice cubo) molto appetibili.
Mettendo insieme tutti questi dati di fatto concluse che ?accelerare? in acqua, forse, non era cos? impossibile. Costru? un motoscafo il cui fondo era fatto a tunnel, mont? un 8V dotato di compressore volumetrico ed un asse di trasmissione piegato in due, fatto a V: la potenza c?era, il tunnel avrebbe ridotto la superficie bagnata (sottoposta a resistenza ottocento volte superiore a quella dell?aria) e, perfino, sfruttato ed aumentato la portanza aereodinamica, mentre la V-drive (asse di trasmissione) contribuiva a rendere maneggiabile (sei-sette metri) lo scafo.
Tutti gli elementi impiegati da Hallet (primi anni sessanta) esistevano gi?: semplicemente nessun ingegnere navale aveva pensato di poter mettere insieme quelle tre cose. I primi tentativi avvennero nel 1965-1966 e, dopo quattrocento metri di rincorsa, con partenza (quasi) de fermo, il motoscafo arriv? a far cronometrare la bella velocit? di oltre duecento chilometri all?ora. Oggi si superano agevolmente i 350 km/h.
Credo pochissime persone al mondo conoscano Rick Hallet, ma non c?? dubbio che ? impossibile non definirlo ?hot rodder?, pur se non ha mai (forse) costruito una Ford A 1932 roadster (od una T 1925)?
Con quest?ultima affermazione cercher? di spiegare ?come la penso io? a proposito di hot rods, hot rodders e hot rodding.
Seguendo, passo passo, la storia dal 10 Ottobre 1901 ? semplicemente impossibile non notare continui e stupefacenti progressi; sulla base dei quali si scopre che laddove ed ogniqualvolta la progettazione ingegneristica ha fallito i risultati ?pratici? sono stati ottenuti da una sorta di ?artigianato sperimentale?; il quale ultimo ?sembra? esercizio ludico (Lego e/o Meccano dei bei tempi andati) praticato per divertimento (ed ? vero) da giovani amanti della velocit? ma ?, in sostanza, ?professionismo sperimentale?.
Esclusivamente inventato dagli hot rodders.
Non si dovrebbe, quindi, escludere un?auto od un modello dalla possibilit? di essere definito ?hot rod? anche se si deve ammettere che la filosofia appena (faticosamente e malamente ) spiegata ?non sempre ? messa in pratica?, soprattutto dalle ultime due generazioni di hot rodders.
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"La mente umana ? come il paracadute: funziona solo se ? aperta" (Louis Pauwels e Jaques Bergier)
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