10-06-10, 10:38 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 17-03-16, 01:58 AM da mbar.)
1973 BUICK RIVIERA VS 1975 CADILLAC ELDORADO VS 1977 LINCOLN MARK V
Non penso sia stato mai fatto un confronto tra queste tre personal luxury cars, e dato che io sono il felice ed orgoglioso proprietario di tutte e tre, mi sono deciso a farlo io stesso, "scientificamente", ad uso, abuso e consumo di quei lettori del forum che apprezzano queste estinte vetture della disco age. Non perdiamo tempo quindi, e passiamo ai fatti.
Linea esterna
Le tre vetture rappresentano ciascuna una particolare interpretazione della categoria delle personal luxury cars, molto di moda all'epoca in USA: lussuose coupe sportiveggianti a due porte, di enormi dimensioni. Ognuna di esse ha una propria personalitá, ma tutte si rifanno stilisticamente alla tradizione delle grandi, eleganti auto di lusso degli anni trenta, adottando peró stili diversi per raggiungere lo stesso obiettivo: vendere attraverso uno styling drammatico ed affascinante.
Senza essere retrò, queste automobili (insieme a tutte le altre personal luxury del periodo) celebravano cosà la tradizione americana di produrre fantastiche vetture da sogno.
Sulla Buick predominano le curve estreme alternate a linee orizzontali. Il vetro posteriore bombato e rastremato si raccorda ai parafanghi con una impossibile curvatura (mi chiedo quando sia stato difficile fare gli stampi) che li fa sembrare onde. La stessa fiancata à estremamente ricurva, ma tutto termina (ed à proprio il caso di dirlo: con una coda di questo tipo, si parte dal posteriore per arrivare al frontale, meno importante per questa vettura) verso il cofano che si sviluppa orizzontalmente. I richiami all'heritage delle più belle vetture degli anni 30 à palese: basta ammirare la "boat tail", che riprende la coda della magnifica Auburn 851 Speedster; la griglia orizzontale con l'imponente e curvilineo powerdome che arriva fina ad oltre la base del parabrezza si rifá invece ad un'altra bellissima vettura anni trenta prodotta ancora dall'Auburn, cioà la Cord 812.
Le curve della carrozzeria permisero che venisse adottato nuovamente un tradizionale elemento stilistico delle Buick, che era stato oramai abbandonato da oltre una decina d'anni: la sweepspear, cioà una linea curva cromata o di acciao inossidabile, che partendo dal frontale percorreva l'intera fiancata della vettura, gentilmente si abbassava verso il passaruota posteriore per poi risalire attorno allo stesso ed arrivare alla coda della vettura; apparsa negli anni '40, caratterizzó tutte le Buick fino all'introduzione di stili più "lineari" verso la fine degli anni '50, che mal si sposavano con la sweepspear, che difatti scomparvero; le improponibili ed esotiche curve di questa Riviera del 1973 permisero però alla Buick di reintrodurla su questo modello.
Auburn Speedster ed il boattail
Il boattail della Riviera e la sweepspear
Buick Skylark e sweepspear
Cord 812: griglia orizzontale ed imponente powerdome (cofano rialzato)
La griglia orizzontale dellaRiviera ed il powerdome
La fiancata estremamente ricurva
Se la Buick imita specificamente determinati modelli del passato, l'Eldorado del 1975 non si richiama a nessun modello in particolare, ma accomuna quanti più possibili elementi stilistici dell'epoca d'oro dell'auto USA: ed ecco che di nuovo dalla griglia cromata anteriore "eggcrate" (che si rifà alle griglie delle Cadillac della fine degli anni '40) si eleva un imponente power dome, accentuato da pinstripes (doppie!) e che continua sul cofano, supera la base del parabrezza e prosegue lungo il fianco della vettura, accennando cosà ai parafanghi separati dal corpo del veicolo tipici delle automobili anni 30. Difatti queste particolari sagomature sulla Eldorado si ritrovano anche alla base della fiancata e nella parte posteriore; in questo ultimo caso la sagomatura à molto pronunciata, formando come una "gobba", che obbliga a disegnare un intrigante opera window a forma trapeizoidale. E proprio l'opera window, di grandissima moda negli anni 70, fu un elemento di design (oramai abbandonato) del periodo, introdotto per la prima volta sulla Eldorado del 1971, e velocemente copiato un po' da tutti i costruttori; anchesso riprendeva un particolare stilistico dell'epoca classica, soprattutto negli anni '20, di solito presente insieme alle "landau bars" e tetti in tessuto. E poi ancora il richiamo alle pinne (sempre introdotte dalla Cadillac negli anni '40), l'hood ornament, le gomme con la fascia bianca, il vinile "padded" (cioà imbottito) del tetto, sono tutti elementi del design che si rifanno alla tradizione delle grandi auto del passato.
Merita un capitolo a parte il frontale: una vera opera d'arte rococò, un capolavoro artistico: sembra più una scultura settecentesca che la parte di una automobile: vi sono rientranze e sporgenze a go go, elementi estetici dovunque (ad esempio, oltre all'hood ornament, lo stemma araldico della Cadillac viene ripreso sulle due strane protuberanze cromate "appoggiate" sulle due estremità del frontale), rostri paraurti vari (anche per la targa), bumper strips con un'elegante gomma bianca centrale, e chi più ne ha più ne metta. Si tratta più di un lavoro artistico che di ingegneria. Ogni volta che ammiro il frontale della Eldo mi viene in mente quello della Passat, tanto sono agli antipoidi!
VW Passat
E poi la Mark V. Qui, al contrario delle creazioni GM, si à preferito alle curve della Riviera od alle bombature della Eldo l'adozione di un disegno prettamente lineare, con linee tese e decise; un'altra strada per raggiungere un identico risultato, cioà quello di creare una vettura "drammatica" stilisticamente, dotata di fortissima personalità estetica. Anche in questo caso si à voluti omaggiare le grandi vetture del passato, anche quelle europee (in realtà , british), rivisitate peró in chiave americanissima. La famosa sagoma sul cofano bagagliaio, con la scritta CO N T I N E N T A L in posizione semicircolare, riprende la ruota di scorta posizionata esternamente sul bagagliaio, tipica delle auto anni '20 e '30. Le "shark gills", cioà le prese d'aria laterali, si rifanno alle feritoie di ventilazione delle auto della belle epoque.
La luccicante griglia cromata merita un discorso a parte; introdotta con la Mark III nel 1968, era sicuramente ispirata alla calandra della Rolls Royce (a sua volta ispirata al pantenone greco), anche se gli stilisti Lincoln hanno sempre rifiutato tale ipotesi. Sulla Mark V peró la griglia à molto più complessa che nelle versioni precedenti: à caratterizzata da una serie di angoli, quasi fosse un gioiello, e difatti il marchio centrale "Mark V" sembra quasi incastonato tra il cromo come un brillante. Su di essa poi si slancia l'hood ornament della stella a quattro punte, e dalle estremità superiori partono delle linee rette che suggeriscono (di nuovo come per le GM ma in maniera differente, cioà ora utilizzando linee tese) un power dome ed arrivano fino a quasi alla fine del cofano, questo sà un cofano lunghissimo, probabilmente il più lungo della storia automobilistica. Infine la parte inferiore della griglia affonda tra i il paraurti attraverso una apertura ad hoc dei bumper fillers, ed inutilmente (perchè nessuno lo vede a meno di sdraiarsi sotto la macchina) ma splendidamente la griglia cromata termina arretrando con un angolo di 45 gradi.
la griglia cromata della Mark V: un'opera di gioielleria
Rolls Royce Phantom II: feritoie e ruota di scorta sul bagagliaio
Rolls Royce Phantom II: feritoie laterali, griglia stile pantheon, ruota di scorta posteriore
E poi abbiamo anche qui anche tanti altri elementi tipici delle auto anni '70, tutti richiamanti il passato, quali le whitewall tires, il padded vinyl top, e soprattutto lo strano opera window (illuminato da un opera lamp nella Diamond Jubilee Edition), questo finestrino fisso ovale sul montante posteriore con all'interno il simbolo dorato della Lincoln, quasi fosse un lavoro di fina oreficeria.
Ma non à finita qui: abbiamo la fanaleria in questa vettura à oggetto di un'attenzione unica, maniacale nel suo tentativo di stupire sempre: innanzitutto i fanali anteriori, a scomparsa, la cui assenza sottolinea ancora più (come se ve ne fosse bisogno!) l'importanza della griglia cromata, che cosà risalta; poi quelli posteriori, con pesante intelaiatura cromata e nera, con effetto tridimensionale della lente, e poi la parte forse più sconcertante, le frecce/luci di posizione laterali anteriori, la cui plastica à divisa da una lama trasparente con incastonata la stella a quattro punte ed il cui effetto scenico à come minimo spettacolare ed intrigante.
Ma alla fine, qual'à la piú bella? Non lo so, a me sembrano tutte e tre dei magnifici capolavori, ognuna con la sua fortissima e speciale personalità . Sono tutte e tre molto affascinanti.
Non penso sia stato mai fatto un confronto tra queste tre personal luxury cars, e dato che io sono il felice ed orgoglioso proprietario di tutte e tre, mi sono deciso a farlo io stesso, "scientificamente", ad uso, abuso e consumo di quei lettori del forum che apprezzano queste estinte vetture della disco age. Non perdiamo tempo quindi, e passiamo ai fatti.
Linea esterna
Le tre vetture rappresentano ciascuna una particolare interpretazione della categoria delle personal luxury cars, molto di moda all'epoca in USA: lussuose coupe sportiveggianti a due porte, di enormi dimensioni. Ognuna di esse ha una propria personalitá, ma tutte si rifanno stilisticamente alla tradizione delle grandi, eleganti auto di lusso degli anni trenta, adottando peró stili diversi per raggiungere lo stesso obiettivo: vendere attraverso uno styling drammatico ed affascinante.
Senza essere retrò, queste automobili (insieme a tutte le altre personal luxury del periodo) celebravano cosà la tradizione americana di produrre fantastiche vetture da sogno.
Sulla Buick predominano le curve estreme alternate a linee orizzontali. Il vetro posteriore bombato e rastremato si raccorda ai parafanghi con una impossibile curvatura (mi chiedo quando sia stato difficile fare gli stampi) che li fa sembrare onde. La stessa fiancata à estremamente ricurva, ma tutto termina (ed à proprio il caso di dirlo: con una coda di questo tipo, si parte dal posteriore per arrivare al frontale, meno importante per questa vettura) verso il cofano che si sviluppa orizzontalmente. I richiami all'heritage delle più belle vetture degli anni 30 à palese: basta ammirare la "boat tail", che riprende la coda della magnifica Auburn 851 Speedster; la griglia orizzontale con l'imponente e curvilineo powerdome che arriva fina ad oltre la base del parabrezza si rifá invece ad un'altra bellissima vettura anni trenta prodotta ancora dall'Auburn, cioà la Cord 812.
Le curve della carrozzeria permisero che venisse adottato nuovamente un tradizionale elemento stilistico delle Buick, che era stato oramai abbandonato da oltre una decina d'anni: la sweepspear, cioà una linea curva cromata o di acciao inossidabile, che partendo dal frontale percorreva l'intera fiancata della vettura, gentilmente si abbassava verso il passaruota posteriore per poi risalire attorno allo stesso ed arrivare alla coda della vettura; apparsa negli anni '40, caratterizzó tutte le Buick fino all'introduzione di stili più "lineari" verso la fine degli anni '50, che mal si sposavano con la sweepspear, che difatti scomparvero; le improponibili ed esotiche curve di questa Riviera del 1973 permisero però alla Buick di reintrodurla su questo modello.
Auburn Speedster ed il boattail
Il boattail della Riviera e la sweepspear
Buick Skylark e sweepspear
Cord 812: griglia orizzontale ed imponente powerdome (cofano rialzato)
La griglia orizzontale dellaRiviera ed il powerdome
La fiancata estremamente ricurva
Se la Buick imita specificamente determinati modelli del passato, l'Eldorado del 1975 non si richiama a nessun modello in particolare, ma accomuna quanti più possibili elementi stilistici dell'epoca d'oro dell'auto USA: ed ecco che di nuovo dalla griglia cromata anteriore "eggcrate" (che si rifà alle griglie delle Cadillac della fine degli anni '40) si eleva un imponente power dome, accentuato da pinstripes (doppie!) e che continua sul cofano, supera la base del parabrezza e prosegue lungo il fianco della vettura, accennando cosà ai parafanghi separati dal corpo del veicolo tipici delle automobili anni 30. Difatti queste particolari sagomature sulla Eldorado si ritrovano anche alla base della fiancata e nella parte posteriore; in questo ultimo caso la sagomatura à molto pronunciata, formando come una "gobba", che obbliga a disegnare un intrigante opera window a forma trapeizoidale. E proprio l'opera window, di grandissima moda negli anni 70, fu un elemento di design (oramai abbandonato) del periodo, introdotto per la prima volta sulla Eldorado del 1971, e velocemente copiato un po' da tutti i costruttori; anchesso riprendeva un particolare stilistico dell'epoca classica, soprattutto negli anni '20, di solito presente insieme alle "landau bars" e tetti in tessuto. E poi ancora il richiamo alle pinne (sempre introdotte dalla Cadillac negli anni '40), l'hood ornament, le gomme con la fascia bianca, il vinile "padded" (cioà imbottito) del tetto, sono tutti elementi del design che si rifanno alla tradizione delle grandi auto del passato.
Merita un capitolo a parte il frontale: una vera opera d'arte rococò, un capolavoro artistico: sembra più una scultura settecentesca che la parte di una automobile: vi sono rientranze e sporgenze a go go, elementi estetici dovunque (ad esempio, oltre all'hood ornament, lo stemma araldico della Cadillac viene ripreso sulle due strane protuberanze cromate "appoggiate" sulle due estremità del frontale), rostri paraurti vari (anche per la targa), bumper strips con un'elegante gomma bianca centrale, e chi più ne ha più ne metta. Si tratta più di un lavoro artistico che di ingegneria. Ogni volta che ammiro il frontale della Eldo mi viene in mente quello della Passat, tanto sono agli antipoidi!
VW Passat
E poi la Mark V. Qui, al contrario delle creazioni GM, si à preferito alle curve della Riviera od alle bombature della Eldo l'adozione di un disegno prettamente lineare, con linee tese e decise; un'altra strada per raggiungere un identico risultato, cioà quello di creare una vettura "drammatica" stilisticamente, dotata di fortissima personalità estetica. Anche in questo caso si à voluti omaggiare le grandi vetture del passato, anche quelle europee (in realtà , british), rivisitate peró in chiave americanissima. La famosa sagoma sul cofano bagagliaio, con la scritta CO N T I N E N T A L in posizione semicircolare, riprende la ruota di scorta posizionata esternamente sul bagagliaio, tipica delle auto anni '20 e '30. Le "shark gills", cioà le prese d'aria laterali, si rifanno alle feritoie di ventilazione delle auto della belle epoque.
La luccicante griglia cromata merita un discorso a parte; introdotta con la Mark III nel 1968, era sicuramente ispirata alla calandra della Rolls Royce (a sua volta ispirata al pantenone greco), anche se gli stilisti Lincoln hanno sempre rifiutato tale ipotesi. Sulla Mark V peró la griglia à molto più complessa che nelle versioni precedenti: à caratterizzata da una serie di angoli, quasi fosse un gioiello, e difatti il marchio centrale "Mark V" sembra quasi incastonato tra il cromo come un brillante. Su di essa poi si slancia l'hood ornament della stella a quattro punte, e dalle estremità superiori partono delle linee rette che suggeriscono (di nuovo come per le GM ma in maniera differente, cioà ora utilizzando linee tese) un power dome ed arrivano fino a quasi alla fine del cofano, questo sà un cofano lunghissimo, probabilmente il più lungo della storia automobilistica. Infine la parte inferiore della griglia affonda tra i il paraurti attraverso una apertura ad hoc dei bumper fillers, ed inutilmente (perchè nessuno lo vede a meno di sdraiarsi sotto la macchina) ma splendidamente la griglia cromata termina arretrando con un angolo di 45 gradi.
la griglia cromata della Mark V: un'opera di gioielleria
Rolls Royce Phantom II: feritoie e ruota di scorta sul bagagliaio
Rolls Royce Phantom II: feritoie laterali, griglia stile pantheon, ruota di scorta posteriore
E poi abbiamo anche qui anche tanti altri elementi tipici delle auto anni '70, tutti richiamanti il passato, quali le whitewall tires, il padded vinyl top, e soprattutto lo strano opera window (illuminato da un opera lamp nella Diamond Jubilee Edition), questo finestrino fisso ovale sul montante posteriore con all'interno il simbolo dorato della Lincoln, quasi fosse un lavoro di fina oreficeria.
Ma non à finita qui: abbiamo la fanaleria in questa vettura à oggetto di un'attenzione unica, maniacale nel suo tentativo di stupire sempre: innanzitutto i fanali anteriori, a scomparsa, la cui assenza sottolinea ancora più (come se ve ne fosse bisogno!) l'importanza della griglia cromata, che cosà risalta; poi quelli posteriori, con pesante intelaiatura cromata e nera, con effetto tridimensionale della lente, e poi la parte forse più sconcertante, le frecce/luci di posizione laterali anteriori, la cui plastica à divisa da una lama trasparente con incastonata la stella a quattro punte ed il cui effetto scenico à come minimo spettacolare ed intrigante.
Ma alla fine, qual'à la piú bella? Non lo so, a me sembrano tutte e tre dei magnifici capolavori, ognuna con la sua fortissima e speciale personalità . Sono tutte e tre molto affascinanti.