26-06-04, 11:17 AM
Mi piacerebbe sapere a cosa siete andati incontro quando avete preso la prima americana, aneddoti, paure , problemi ecc.
Come esempio allego la storia della mia prima americana. L'avevo gi? raccontata sul forum degli amici di "oldamericars", ma a mio avviso ? doveroso raccontarla anche qui.
Per raccontare la storia della mia prima americana, la Chevrolet Bel Air del ?58, devo andare indietro negli anni. Il tutto ? partito dal lontano 1977, quando cominciai ad interessarmi alla cultura americana Anni ?50. Conoscevo gi? personaggi come Bill Haley ed Elvis Presley, ma come ebbi modo di constatare a breve, quella era solo la punta di un iceberg!! Quando in TV davano film americani girati ?on the road?, non riuscivo a schiodarmi dal video, e per tutta la durata del film il mondo cambiava ed era come se ?entrassi? in quelle scene. In quell?anno, oltre ad una serie dedicata al regista Don Siegel, il quale prediligeva le scene in esterni e le automobili erano una costante, nel mese di settembre cominci? la famosa serie di telefilm ?Happy Days?. Beh forse oggi vi sembrer? ridicolo, ma io, classe 1963, faccio parte di quella generazione cresciuta con le immagini dell?America Anni ?50, ed Happy Days ne era parte integrante. Poteva cascare il mondo, ma dal lunedi al sabato, alle ore 19:20 io ero davanti alla TV, e non c?era verso di farmi fare altro fino alle 20:00. La cultura americana degli Anni ?50 cominciava ad influenzare massicciamente il mio modo di vivere, e man mano che il tempo passava scoprivo che pi? ne sapevo pi? mi piaceva. La botta definitiva la ebbi per? nell?estate del 1979, quando mia nonna decise di andare a trovare uno zio emigrato in USA nel ?48 e mai pi? tornato. Mi chiesero di accompagnarla, visto che nessun altro ne aveva voglia, e io mi ci buttai a capofitto. La New York di fine Anni ?70 era piena zeppa di automobili che si potevano fregiare dell?appellativo ?americane vere?, con motori enormi e carrozzerie da transatlantico, e quelle Anni ?50 e ?60 non erano ancora del tutto sparite dalle strade. Un mese intero passato in questo mondo, e la mia vita non fu pi? la stessa. Tornai a casa con la coda fra le gambe, e ci vollero molti mesi prima di riuscire ad accettare la vita normale che conducevo. I pochi soldi che da studente potevo avere, non li spendevo in sigarette e discoteche, come facevano i miei amici, ma finivano in riviste come Hot Rod, Car Craft e Custom Rodder, oltre ad una quantit? infinita di libri sull?argomento. Nel giro di due o tre anni avevo imparato un mucchio di cose, specialmente sulle automobili Anni ?50, che prediligevo, ma anche in fatto di musica, moda e lifestyle di quell?epoca. Questo mondo faceva ormai parte integrante della mia vita, ed era visibile. Non seguivo la moda di quei primi Anni ?80, ma quella dell?America Anni ?50, con capelli imbrillantinati e taglio duckass, jeans con risvolto, creeper ai piedi, camicie tipo bowling o magliette bianche, giubbotto nero da motociclista alla Marlon Brando, oppure ?collegiale? dalle maniche in pelle bianca. La mia compagnia di sfigati, nella quale si parlava solo di calcio o di Golf GTI, cominciava a starmi stretta e poco alla volta smisi di frequentarla. Ero entrato in uno di quei gruppi che all?epoca venivano chiamati ?bande metropolitane?, i Rockabillies. Avevamo una nostra piccola discoteca, dove facevamo feste su feste ubriacandoci di vecchio Rock?n?Roll e non solo. Ma mi mancava la macchina, quella vera, che mi avrebbe permesso di vivere ancora pi? intensamente l?amore per gli Anni ?50, ma non tard? ad arrivare. Pur facendo parte di una modesta famiglia, non avevo mai desistito! Volevo l?americana Anni?50, e solo la morte avrebbe potuto impedirmi di raggiungerla. Anche se mi lasciavano la massima libert?, i miei genitori non erano molto felici di questa mia ?passione?. Mio padre era ed ? ancora oggi filosovietico, quindi avere un figlio americanofilo non doveva renderlo molto felice. Mia madre, da buona meridionale verace, non si interessava di politica, ma non capiva comunque come potessi avere certe idee strane in testa. Le possibilit? di avere comprensione da parte loro si rivelavano perci? molto scarse. Alla fine per?, con l?aiuto di un amico che era diventato da poco proprietario di una Chevy del ?59, riuscii a convincere i miei ad accettare la cosa. Oramai il dado era tratto, e in qualche mese mi sarei seduto al volante della mia prima americana. Tramite un altro amico, con il quale oggi non ho buoni rapporti purtroppo, riuscii a fissare un appuntamento con il proprietario di questa Bel Air del ?58, della quale avevo visto gi? una foto e non mi dispiaceva affatto. Il pomeriggio di domenica 16 settembre 1985, alle ore 17 mi trovavo di fronte alla ?58 con mio padre pi? entusiasta di me. L?auto era in buone condizioni generali, funzionava benissimo ed aveva un sacco di optional. Vetri elettrici, cambio automatico, servosterzo, servofreno e sedile anteriore elettrico la rendevano unica. Non potevo crederci, stava andando tutto in modo magnifico, e quando il proprietario ci disse la cifra, mio padre accett? senza tentare nemmeno di trattare. In un attimo aveva staccato un assegno e pagato met? dell?importo! Era fatta! Avrei dovuto tornare la mattina seguente con il resto dei soldi e l?assicurazione. Quella notte non dormii affatto, non ci credevo e avevo paura che potesse succedere qualcosa che facesse svanire il sogno nel quale ero entrato. I miei si svegliarono pi? volte quella notte, e non persero occasione per prendermi in giro. Mai prima di allora mi ero alzato con un umore pi? roseo, non avevo fatto la solita fatica, ero in piedi e pimpante pur non avendo chiuso occhio. Alle 8 ero gi? davanti all?agenzia per l?assicurazione, che ovviamente non apriva prima delle 9. Alle 9:30 stavo facendo il passaggio di propriet?, e qualche minuto prima delle 10 consegnavo il saldo al proprietario il quale, in cambio, mi dava le chiavi!! Una stretta di mano e mi sedetti al volante, infilai la chiave nel cruscotto e mi girai incredulo verso il proprietario, ormai ex, il quale mi disse: ?beh? che aspetti??la vuoi portare a casa o me la devo riprendere??? Non me lo feci ripetere due volte, un giro di chiave e il suono del V8 riemp? il cortile di quella casa milanese. Misi il cambio in ?D? e schiacciai piano l?acceleratore. In men che non si dica mi ritrovai in strada in mezzo agli altri automobilisti che mi guardavano come un marziano. Pensavo di incontrare difficolt? nella guida di un mezzo largo due metri e lungo pi? di cinque, ma la Bel Air si guidava con un dito, era docilissima e morbida come una gattina. Il V8 ronfava tranquillo sotto il cofano, e passati i primi cinque minuti mi sentii a mio agio, come se l?avessi guidata da sempre. La mia vita era cambiata, la Bel Air mi aveva portato in una dimensione nuova, che per troppo tempo avevo creduto irraggiungibile. Ogni volta che pigiavo l?acceleratore e il V8 si faceva sentire, l?adrenalina schizzava a livelli altissimi. Provai ad accendere la radio, giusto per vedere se funzionava, ma rimase muta. Dopo aver smanettato per qualche secondo, la lasciai stare. Una trentina di secondi pi? tardi, la voce di una donna irruppe nell?abitacolo ad un volume altissimo dicendo: ?IL PRINCIPE DEL GALLES HA DETTO CHE?! Mi prese un colpo, ma capii subito di cosa si trattava. Pur essendo un tecnico in elettronica, non avevo tenuto conto del fatto che la radio, originale del ?58, era di tipo valvolare, quindi aveva bisogno di un minuto per scaldarsi. Io avevo alzato tutto il volume e poi, pensando che non funzionasse, me ne ero dimenticato. Passai qualche minuto con la tachicardia, ma felice! Mia madre quando la vide disse che lei non ci sarebbe salita assolutamente, a suo dire era talmente grossa che ne aveva paura, mentre mio padre mi apostrof? cos?: ?vedi di non romperla subito?. Un regalo fantastico, fattomi un anno dopo la maturit? perch? avevo deciso di non proseguire gli studi e loro quasi non mi avevano parlato per mesi interi! Ma ora era tutto finito, e finalmente avevo l?auto sognata. La sera passai a trovare gli amici della vecchia compagnia, che non mancavano mai di prendermi in giro per il mio stile e perch? ero talmente pazzo da volere un?auto americana. Ma quella sera la musica era diversa, rimasero tutti di sasso, non credevano che ce l?avessi potuta fare, proprio io che venivo da una famiglia di operai ora giravo su una bestia da 4600cc, molto al di fuori dei loro schemi mentali predefiniti!! Era troppo bello vedere quelle facce, che fino a poco tempo prima ridevano sicure, decomporsi come quelle dei cartoni animati! Uno spettacolo impagabile, come impagabili erano le sensazioni provate al volante della Bel Air. L?estate seguente, dopo un mese passato in carrozzeria per ridare alla piccola il suo colore originale, two tone gold & white, i miei mi dissero senza mezzi termini che in vacanza ci saremmo andati con lei!! Non ? possibile pensai. Ma si rendono conto di quanta strada c?? fino a Capo Vaticano, in Calabria?? Inoltre nessuno dei due ha uno straccio di patente, quindi mi tocca guidare per 1200 kilometri. Provai a fargli cambiare idea dicendogli che sarebbe stato troppo dispendioso, ma mio padre con un tono che non ammetteva repliche mi disse: ?tu pensa a guidare che ai soldi ci penso io?!! E cos? fu!! Ed ? stato divertente, in Calabria pareva di essere il Papa!!
Oggi, nei primi anni del nuovo millennio la Bel Air ? ancora nel mio garage. La uso un pochino di meno, ma le sensazioni sono sempre di prim?ordine, e non mancano mai. Altre americane le fanno compagnia, una Mustang convertibile del ?72 e una Oldsmobile Super 98 del ?77. Un pickup Ford F100 del ?56 le ha fatto compagnia per quasi due anni ma poi si ? dovuto sacrificare per salvarmi la vita!
A quarant?anni suonati i capelli non ci sono pi?, ma nulla ? cambiato, sono sempre un Rockabilly convinto, e la passione per le auto americane fa sempre parte della mia vita e non accenna a scemare, anzi, aumenta quando sento che sempre pi? gente si avvicina a questo fantastico mondo. Mi piacerebbe poterli incontrare tutti, per condividere la passione e vivere insieme le sensazioni che i nostri mezzi ci danno. Al mio fianco c?? una donna fantastica che adora questo mondo fatto di cromo e cilindrate enormi, e questa penso sia la fortuna pi? grande!!
Mercurio.
Come esempio allego la storia della mia prima americana. L'avevo gi? raccontata sul forum degli amici di "oldamericars", ma a mio avviso ? doveroso raccontarla anche qui.
Per raccontare la storia della mia prima americana, la Chevrolet Bel Air del ?58, devo andare indietro negli anni. Il tutto ? partito dal lontano 1977, quando cominciai ad interessarmi alla cultura americana Anni ?50. Conoscevo gi? personaggi come Bill Haley ed Elvis Presley, ma come ebbi modo di constatare a breve, quella era solo la punta di un iceberg!! Quando in TV davano film americani girati ?on the road?, non riuscivo a schiodarmi dal video, e per tutta la durata del film il mondo cambiava ed era come se ?entrassi? in quelle scene. In quell?anno, oltre ad una serie dedicata al regista Don Siegel, il quale prediligeva le scene in esterni e le automobili erano una costante, nel mese di settembre cominci? la famosa serie di telefilm ?Happy Days?. Beh forse oggi vi sembrer? ridicolo, ma io, classe 1963, faccio parte di quella generazione cresciuta con le immagini dell?America Anni ?50, ed Happy Days ne era parte integrante. Poteva cascare il mondo, ma dal lunedi al sabato, alle ore 19:20 io ero davanti alla TV, e non c?era verso di farmi fare altro fino alle 20:00. La cultura americana degli Anni ?50 cominciava ad influenzare massicciamente il mio modo di vivere, e man mano che il tempo passava scoprivo che pi? ne sapevo pi? mi piaceva. La botta definitiva la ebbi per? nell?estate del 1979, quando mia nonna decise di andare a trovare uno zio emigrato in USA nel ?48 e mai pi? tornato. Mi chiesero di accompagnarla, visto che nessun altro ne aveva voglia, e io mi ci buttai a capofitto. La New York di fine Anni ?70 era piena zeppa di automobili che si potevano fregiare dell?appellativo ?americane vere?, con motori enormi e carrozzerie da transatlantico, e quelle Anni ?50 e ?60 non erano ancora del tutto sparite dalle strade. Un mese intero passato in questo mondo, e la mia vita non fu pi? la stessa. Tornai a casa con la coda fra le gambe, e ci vollero molti mesi prima di riuscire ad accettare la vita normale che conducevo. I pochi soldi che da studente potevo avere, non li spendevo in sigarette e discoteche, come facevano i miei amici, ma finivano in riviste come Hot Rod, Car Craft e Custom Rodder, oltre ad una quantit? infinita di libri sull?argomento. Nel giro di due o tre anni avevo imparato un mucchio di cose, specialmente sulle automobili Anni ?50, che prediligevo, ma anche in fatto di musica, moda e lifestyle di quell?epoca. Questo mondo faceva ormai parte integrante della mia vita, ed era visibile. Non seguivo la moda di quei primi Anni ?80, ma quella dell?America Anni ?50, con capelli imbrillantinati e taglio duckass, jeans con risvolto, creeper ai piedi, camicie tipo bowling o magliette bianche, giubbotto nero da motociclista alla Marlon Brando, oppure ?collegiale? dalle maniche in pelle bianca. La mia compagnia di sfigati, nella quale si parlava solo di calcio o di Golf GTI, cominciava a starmi stretta e poco alla volta smisi di frequentarla. Ero entrato in uno di quei gruppi che all?epoca venivano chiamati ?bande metropolitane?, i Rockabillies. Avevamo una nostra piccola discoteca, dove facevamo feste su feste ubriacandoci di vecchio Rock?n?Roll e non solo. Ma mi mancava la macchina, quella vera, che mi avrebbe permesso di vivere ancora pi? intensamente l?amore per gli Anni ?50, ma non tard? ad arrivare. Pur facendo parte di una modesta famiglia, non avevo mai desistito! Volevo l?americana Anni?50, e solo la morte avrebbe potuto impedirmi di raggiungerla. Anche se mi lasciavano la massima libert?, i miei genitori non erano molto felici di questa mia ?passione?. Mio padre era ed ? ancora oggi filosovietico, quindi avere un figlio americanofilo non doveva renderlo molto felice. Mia madre, da buona meridionale verace, non si interessava di politica, ma non capiva comunque come potessi avere certe idee strane in testa. Le possibilit? di avere comprensione da parte loro si rivelavano perci? molto scarse. Alla fine per?, con l?aiuto di un amico che era diventato da poco proprietario di una Chevy del ?59, riuscii a convincere i miei ad accettare la cosa. Oramai il dado era tratto, e in qualche mese mi sarei seduto al volante della mia prima americana. Tramite un altro amico, con il quale oggi non ho buoni rapporti purtroppo, riuscii a fissare un appuntamento con il proprietario di questa Bel Air del ?58, della quale avevo visto gi? una foto e non mi dispiaceva affatto. Il pomeriggio di domenica 16 settembre 1985, alle ore 17 mi trovavo di fronte alla ?58 con mio padre pi? entusiasta di me. L?auto era in buone condizioni generali, funzionava benissimo ed aveva un sacco di optional. Vetri elettrici, cambio automatico, servosterzo, servofreno e sedile anteriore elettrico la rendevano unica. Non potevo crederci, stava andando tutto in modo magnifico, e quando il proprietario ci disse la cifra, mio padre accett? senza tentare nemmeno di trattare. In un attimo aveva staccato un assegno e pagato met? dell?importo! Era fatta! Avrei dovuto tornare la mattina seguente con il resto dei soldi e l?assicurazione. Quella notte non dormii affatto, non ci credevo e avevo paura che potesse succedere qualcosa che facesse svanire il sogno nel quale ero entrato. I miei si svegliarono pi? volte quella notte, e non persero occasione per prendermi in giro. Mai prima di allora mi ero alzato con un umore pi? roseo, non avevo fatto la solita fatica, ero in piedi e pimpante pur non avendo chiuso occhio. Alle 8 ero gi? davanti all?agenzia per l?assicurazione, che ovviamente non apriva prima delle 9. Alle 9:30 stavo facendo il passaggio di propriet?, e qualche minuto prima delle 10 consegnavo il saldo al proprietario il quale, in cambio, mi dava le chiavi!! Una stretta di mano e mi sedetti al volante, infilai la chiave nel cruscotto e mi girai incredulo verso il proprietario, ormai ex, il quale mi disse: ?beh? che aspetti??la vuoi portare a casa o me la devo riprendere??? Non me lo feci ripetere due volte, un giro di chiave e il suono del V8 riemp? il cortile di quella casa milanese. Misi il cambio in ?D? e schiacciai piano l?acceleratore. In men che non si dica mi ritrovai in strada in mezzo agli altri automobilisti che mi guardavano come un marziano. Pensavo di incontrare difficolt? nella guida di un mezzo largo due metri e lungo pi? di cinque, ma la Bel Air si guidava con un dito, era docilissima e morbida come una gattina. Il V8 ronfava tranquillo sotto il cofano, e passati i primi cinque minuti mi sentii a mio agio, come se l?avessi guidata da sempre. La mia vita era cambiata, la Bel Air mi aveva portato in una dimensione nuova, che per troppo tempo avevo creduto irraggiungibile. Ogni volta che pigiavo l?acceleratore e il V8 si faceva sentire, l?adrenalina schizzava a livelli altissimi. Provai ad accendere la radio, giusto per vedere se funzionava, ma rimase muta. Dopo aver smanettato per qualche secondo, la lasciai stare. Una trentina di secondi pi? tardi, la voce di una donna irruppe nell?abitacolo ad un volume altissimo dicendo: ?IL PRINCIPE DEL GALLES HA DETTO CHE?! Mi prese un colpo, ma capii subito di cosa si trattava. Pur essendo un tecnico in elettronica, non avevo tenuto conto del fatto che la radio, originale del ?58, era di tipo valvolare, quindi aveva bisogno di un minuto per scaldarsi. Io avevo alzato tutto il volume e poi, pensando che non funzionasse, me ne ero dimenticato. Passai qualche minuto con la tachicardia, ma felice! Mia madre quando la vide disse che lei non ci sarebbe salita assolutamente, a suo dire era talmente grossa che ne aveva paura, mentre mio padre mi apostrof? cos?: ?vedi di non romperla subito?. Un regalo fantastico, fattomi un anno dopo la maturit? perch? avevo deciso di non proseguire gli studi e loro quasi non mi avevano parlato per mesi interi! Ma ora era tutto finito, e finalmente avevo l?auto sognata. La sera passai a trovare gli amici della vecchia compagnia, che non mancavano mai di prendermi in giro per il mio stile e perch? ero talmente pazzo da volere un?auto americana. Ma quella sera la musica era diversa, rimasero tutti di sasso, non credevano che ce l?avessi potuta fare, proprio io che venivo da una famiglia di operai ora giravo su una bestia da 4600cc, molto al di fuori dei loro schemi mentali predefiniti!! Era troppo bello vedere quelle facce, che fino a poco tempo prima ridevano sicure, decomporsi come quelle dei cartoni animati! Uno spettacolo impagabile, come impagabili erano le sensazioni provate al volante della Bel Air. L?estate seguente, dopo un mese passato in carrozzeria per ridare alla piccola il suo colore originale, two tone gold & white, i miei mi dissero senza mezzi termini che in vacanza ci saremmo andati con lei!! Non ? possibile pensai. Ma si rendono conto di quanta strada c?? fino a Capo Vaticano, in Calabria?? Inoltre nessuno dei due ha uno straccio di patente, quindi mi tocca guidare per 1200 kilometri. Provai a fargli cambiare idea dicendogli che sarebbe stato troppo dispendioso, ma mio padre con un tono che non ammetteva repliche mi disse: ?tu pensa a guidare che ai soldi ci penso io?!! E cos? fu!! Ed ? stato divertente, in Calabria pareva di essere il Papa!!
Oggi, nei primi anni del nuovo millennio la Bel Air ? ancora nel mio garage. La uso un pochino di meno, ma le sensazioni sono sempre di prim?ordine, e non mancano mai. Altre americane le fanno compagnia, una Mustang convertibile del ?72 e una Oldsmobile Super 98 del ?77. Un pickup Ford F100 del ?56 le ha fatto compagnia per quasi due anni ma poi si ? dovuto sacrificare per salvarmi la vita!
A quarant?anni suonati i capelli non ci sono pi?, ma nulla ? cambiato, sono sempre un Rockabilly convinto, e la passione per le auto americane fa sempre parte della mia vita e non accenna a scemare, anzi, aumenta quando sento che sempre pi? gente si avvicina a questo fantastico mondo. Mi piacerebbe poterli incontrare tutti, per condividere la passione e vivere insieme le sensazioni che i nostri mezzi ci danno. Al mio fianco c?? una donna fantastica che adora questo mondo fatto di cromo e cilindrate enormi, e questa penso sia la fortuna pi? grande!!
Mercurio.